L’architettura sostenibile non esiste. Tutto genera consumo di energia e produce inquinamento. Allora cosa fare per costruire il più possibile nel rispetto del luogo che ci ospita? La risposta è costruire il necessario. Gli spazi dell’abitare dovranno essere ridotti all’essenziale. Solo così limiteremo il consumo di suolo e l’utilizzo di materiali che inesorabilmente comporteranno la produzione di inquinamento. Pensare il progetto in termini di sostenibilità significa comprendere che l’edificio ha una sua vita e al termine dovrà presentare il conto alla collettività. La demolizione significa dividere in materiali riciclabili o non inquinanti e materiali che finiranno nelle discariche; quest’ultime progettate per durare nel tempo, anche se questo rappresenta una utopia. Pensare l’edificio seguendo questa semplice separazione è progettare la sostenibilità. Materiali quali quelli derivati dal petrolio non avranno mai fine, non torneranno mai allo stato naturale. Continueranno ad essere per sempre materiali da buttare in discarica. Tutte le parti dell’edificio realizzate con materiali naturali o di derivazione dalla natura a fine vita possono tornare nel luogo dove sono stati estratti, ossia dentro la madre terra. Il legno, il sughero, il cotto, il marmo e la pietra, il porfido il vetro ecc. sono tutti materiali che a fine vita possono essere o riutilizzati o finire in discariche non inquinanti, perché considerati materiali inerti. Questa è la sostenibilità.