La professione dell’architetto si è impoverita, nell’ultimo ventennio, di prestigio, competenza ed autorità. E’ pur sempre una attività intellettuale con enormi responsabilità che si protraggono per l’intera vita dell’opera progettata. La colpa del decadimento è tutta sulle spalle degli architetti più o meno giovani, i quali, pur di lavorare, sono scesi a compromessi con il mercato delle libere professioni, rese una giungla dal famoso decreto Bersani che le ha, di fatto, liberalizzate, ovvero depredate dell’autorevolezza. Chi è l’architetto oggi? Un lavoratore frustrato in balia del committente, sempre più presuntuoso ed esigente; mai però riconoscente. Manca la consapevolezza di quanto valiamo e dell’utilità del nostro operare. Ci dimentichiamo dell’importanza che ha il nostro mestiere per la collettività e per il paesaggio che ci circonda. Noi siamo responsabili delle mutazioni architettoniche del paesaggio, una responsabilità enorme se pensiamo alla quantità di nuovi edifici che sorgono ogni anno sul territorio.